Il giochetto è sempre quello. Prima ti rubano i soldi, poi te ne restituiscono soltanto una parte dicendo che è un regalo per te. Ma un furto impacchettato col fiocco, resta sempre un furto. E’ quello che sta accadendo proprio in questi anni con la questione delle pensioni, da quando il governo Monti con la riforma Fornero ha bloccato l’adeguamento delle pensioni al costo della vita, per tutte quelle di almeno 3 volte superiori alla pensione minima,ovvero per tutte quelle pensioni che superiori ai 1400 euro lordi. Di fatto dunque, gravando in egual modo sulle pensioni da fame come sulle superpensioni da 90 mila euro al mese di Mauro Sentinelli, ex manager della Telecom. Ma dopo aver sottratto circa 3000 euro a ciascun pensionato per il triennio 2012/2014, per un totale di 18 miliardi di euro, la Consulta ha dichiarato incostituzionale questa manovra, e condannato alla restituzione dei soldi sottratti. Il governo Renzi non ha mai voluto far rispettare la sentenza, ma ha utilizzato la questioni per fare campagna elettorale e ha annunciato una restituzione parziale sotto forma di “bonus una tantum”. Tanto per cominciare, parlare di “una tantum” è molto pericoloso, poiché non viene detto da nessuna parte se, come e quando verrà restituito il resto del furto. Si tratta inoltre soltanto del 40%, percentuale decisa in maniera arbitraria e autoritaria, del debito contratto con i/le pensionati/e e, come se non bastasse, con ennesimo furto annesso. Sì, perché la cifra, che verrà restituita il primo di agosto, sarà tassata per il 19% dall’INPS. In soldoni, o meglio in soldini, per un titolare di una pensione di 1634 euro lordi spetteranno 710 euro lordi sui 1780 complessivi che dovrebbe ricevere indietro. Ma sottoposti a tassazione del 19% dall’INPS, al netto ne intascherà 575. Renzi ha dichiarato che questo bonus deriva da un cosiddetto “fondo povertà”, ovvero un tesoretto di 2 miliardi che ha tenuto da parte proprio per garantire questo “regalo”. Ma quello che sta facendo è un uso improprio e dannoso di soldi destinati alle situazioni sociali più disperate che in questo modo vengono dirottati ad altro uso. Insomma, apre un buco per tapparne un altro. E a farne le spese sempre gli stessi… Se 16 miliardi non verranno restituiti, è importante capire, dove siano andati o dove andranno a finire. Ma intanto che accade tutto questo, diventano inaccettabili le elargizioni di soldi pubblici che il governo ha stanziato per gli imprenditori attraverso il Jobs Act, per tutti coloro che adotteranno il contratto a tutele crescenti nel prossimo periodo e stagisti e tirocinanti tramite il programma Garanzia Giovani. Sì, perché le ultime manovre di governo sul mondo del lavoro consentono sgravi fiscali per tre anni alle aziende che assumano secondo il nuovo contratto a tutele crescenti, e altri finanziamenti pubblici per chi attivi qualche posto di lavoro precario tramite il programma Garanzia Giovani. Da dove arrivano i soldi? Dalle casse dell’INPS ovviamente, che così alleggerite vengono messe in difficoltà ad erogare le pensioni. Rubare ai poveri per dare ai ricchi, fingendo per altro di fare il contrario, è un atto di prevaricazione da fermare su tutti i fronti, dal furto sulle pensioni a quello sul futuro delle nuove generazioni. E tanto per cambiare, il governo convoca le solite organizzazioni sindacali, che si presentano al tavolo senza aver ricevuto verificato né chiesto il mandato né ai pensionati né ai lavoratori. E’ ora di darci un taglio. Per poter incidere sulla questione sarà sicuramente necessario un ragionamento ampio, che intrecci i diversi piani coinvolti e le diverse rivendicazioni articolate in opposizione alla mala gestione privatistica delle casse dello stato. Iniziamo a dare un primo, ancorché piccolo, segnale: Martedì 7 luglio, dalle 9 alle 12, partecipiamo al presidio davanti alla sede dell’Inps di Via Silva 38 a Milano (M1 Lotto), insieme al Coordinamento Nazionale Unitario dei Pensionati di oggi e di domani.