Iran, Razavi ottiene un permesso dopo 954 giorni di carcere ma la repressione continua

Una piccola ma significativa vittoria nella lunga battaglia per i diritti sindacali in Iran: Davood Razavi, dirigente del Sindacato dei Lavoratori della Compagnia degli Autobus di Teheran e Sobborghi, ha ottenuto il suo primo permesso dopo 954 giorni di detenzione. Ma la battaglia per la libertà dei prigionieri politici in Iran continua.

Pubblichiamo e rilanciamo con convinzione la notizia diffusa dalla Rete Internazionale di Solidarietà e Lotta: il 5 aprile 2025, Davood Razavi – dirigente sindacale del Sindacato dei Lavoratori della Compagnia degli Autobus di Teheran e Sobborghi – ha ottenuto il suo primo permesso temporaneo dopo ben 954 giorni di ingiusta detenzione.

Razavi, 65 anni, arrestato il 27 settembre 2022 dalle forze di sicurezza iraniane e rinchiuso nel famigerato carcere di Evin, è stato privato fino a oggi di qualsiasi congedo, nonostante i gravi problemi di salute sviluppati in prigione e le reiterate richieste di cure da parte dei medici.

Cinque giorni di permesso: si tratta di una piccola ma significativa vittoria, frutto anche della campagna internazionale per la sua liberazione, che da mesi coinvolge sindacati di base e reti di solidarietà in tutto il mondo. Una notizia che infonde energia nella mobilitazione in corso a sostegno dei sindacati indipendenti in Iran e delle tante lotte operaie che resistono, ogni giorno, sotto il regime teocratico degli ayatollah.

Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia degli Autobus, nel dare la notizia, ribadisce la richiesta di rilascio immediato e incondizionato non solo per Razavi, ma anche per Ebrahim Madadi, storico attivista sindacale, e per tutte e tutti i lavoratori, insegnanti, donne e attivisti civili incarcerati per aver difeso libertà, diritti e dignità.

Come Sial Cobas ci uniamo a questo appello e ribadiamo la nostra solidarietà con la classe lavoratrice iraniana, che continua a lottare nei trasporti, nell’industria petrolifera, nel settore auto, nella sanità e nella scuola, nonostante la feroce repressione. Un fronte di resistenza che si intreccia con il potente movimento delle donne iraniane, nato attorno allo slogan “Donna, vita, libertà”, che attraversa e rafforza ogni mobilitazione sociale e sindacale nel Paese.

Sotto la cappa di piombo della dittatura teocratica, e in un contesto di fortissime tensioni geopolitiche che coinvolgono l’Iran e lo espongono ai rischi di una aggressione militare da parte di Usa ed Israele, qualcosa continua a muoversi e merita tutto il nostro sostegno.

In un contesto segnato da pesantissime tensioni internazionali e dal rischio di nuove guerre, sosteniamo chi in Iran – e ovunque – resiste dal basso, rivendica giustizia sociale e si oppone all’autoritarismo.