Metalmeccanici in sciopero per il contratto nazionale: 8 ore di sciopero con manifestazioni il 28 marzo

Gli industriali, Federmeccanica in testa e a seguire anche la Confapi, non hanno voglia di rinnovare il contratto o, meglio, vorrebbero rinnovarlo concordando un ulteriore abbassamento programmato dei salari e dei diritti. La proposta di continuare con l’indice IPCA-NEI, che non contiene i beni energetici, la sostanziale abolizione degli scatti di anzianità, peraltro già congelati in cifra fissa, il mantenimento della clausola degli assorbimenti dei superminimi, sono di fatto una riduzione programmata del salario reale. E propongono di allungare dai 3 anni ai 4 anni la durata del contratto nazionale.

Questa proposta viene fatta mentre per l’ennesima volta l’Ocse rileva che i salari dal 2019 non hanno tenuto il passo con l’inflazione, mentre in altri paesi le condizioni sono migliorate. Certo, i 310 euro al 5° livello (C3) sono arrivati (a chi non ha subito assorbimenti), ma l’inflazione ha galoppato e sono arrivati solo al giugno dell’anno successivo, ovvero in ritardo di 18 mesi, senza retroattività. Oltretutto Federmeccanica propone di pagarli a dicembre anziché che a giugno, cioè dopo 24 mesi. I 310 euro, per chi li ha presi, non hanno significato un miglioramento del tenore di vita, ma un recupero parziale e in ritardo di una parte dell’inflazione reale subita.

La questione dell’occupazione, della riduzione a 35 ore dell’orario di lavoro, dell’uso con il pieno godimento delle ferie e ROL/PAR, insieme alla prevista parificazione operai e impiegati delle ferie a 20 giorni + 1 per chi ha 10 anni di anzianità e dopo i 18 anni a 25 giorni, dovrebbe comportare una riflessione sulla necessità di fare sul serio. Le condizioni di lavoro non sono migliorate nelle aziende: chi si è visto aumentare i ritmi, chi obiettivi e consegne da rispettare, chi per chiudere le commesse non rispetta l’orario, allungandolo. Questa situazione produce danni alla salute e lo stress da lavoro correlato aumenta. Difendersi da questo modo di lavorare è una necessità che si può ottenere con la riduzione dell’orario di lavoro, dei ritmi, con la contrattazione degli organici e il superamento della precarietà.

Certo altre lavoratrici e lavoratori sono messi pure peggio, perché hanno rinnovato il contratto senza una regolare continuità. Ma questo non deve significare l’accettazione delle proposte di peggioramento, bensì un rilancio delle iniziative di lotta e la ridiscussione in assemblea dei contenuti, delle richieste e delle modalità della trattativa e della lotta. Per queste ragioni il SIAL-Cobas invita a partecipare allo sciopero e, a maggior ragione dove ci sono vertenze aziendali aperte, a far pesare la partecipazione e la riuscita.

Certamente la situazione non si sbloccherà facilmente; è dal 1999 che non si arrivava alle 24 ore di sciopero, la situazione è imballata e non basteranno queste altre 8 ore di sciopero per sbloccarla. La ripresa di condizioni salariali e normative migliori potrà avere tempi lunghi, ma storicamente i miglioramenti passano dalla resistenza nel tempo e dalla lotta.