Una manifestazione determinata. Un messaggio allo stesso tempo chiaro, semplice e potente: basta guerra, vogliamo salari, diritti e dignità. Venerdì 20 giugno, in occasione dello Sciopero generale per Gaza, circa 1500 persone sono scese in piazza a Milano per chiedere la fine del genocidio.
Sindacati, lavoratrici e lavoratori, gruppi studenteschi, associazioni palestinesi, il corteo ha attraversato il centro del capoluogo lombardo. E’ ormai evidente il legame tra politiche di riarmo, sfruttamento e repressione sociale: la guerra non è solo altrove. E’ anche qui, in Italia, nei tagli alla sanità, nei contratti peggiorati, negli stipendi fermi e nella repressione contro chi prova a invertire la rotta. Mentre si finanziano missioni militari e si spalleggiano i crimini di Israele contro il popolo palestinese, in Italia si affamano lavoratrici e lavoratori e si criminalizza la solidarietà.
Davanti al Teatro alla Scala, i lavoratori hanno aperto un grande telo con scritto: “Gridare Palestina libera non è un reato, nessuno deve essere licenziato”. Un messaggio chiaro alla direzione del teatro e a chi pensa di reprimere la libertà di parola nei luoghi di lavoro. Il riferimento è al licenziamento della giovane maschera che, durante una serata ufficiale alla presenza della premier Giorgia Meloni, aveva gridato “Palestina libera”.
“Giù le armi e su i salari” è stato lo slogan degli operai in manifestazione al fianco di ricercatori precari e del mondo della cultura: perché l’economia di guerra toglie futuro, risorse e libertà, a tutte e tutti.
Lo sciopero per Gaza ha coinvolto anche Roma, Catania, Napoli, Firenze e Torino.
Di seguito qualche immagine della piazza di Milano.