Air France: oggi 15esima giornata di sciopero dopo la bocciatura dell’accordo proposto dalla direzione

Air France: i lavoratori rifiutano l’accordo proposto dalla direzione

Si è votato venerdì scorso ed il risultato parla chiaro: con più dell’80% di partecipazione al voto e il 55,4% di NO, i lavoratori di Air France si sono pronunciati contro l’accordo salariale proposto dalla direzione, costringendo alle dimissioni il CEO.

Dopo quello del 3-4-7 maggio, anche oggi è sciopero!

I lavoratori di Air France sono in stato di agitazione da qualche mese per la questione degli amenti salariali. Si è creata un’intersindacale inedita, raggruppante dieci sigle di tutte le categorie di lavoro all’interno dell’impresa, decisa a porre fine alla moderazione salariale imposta dalla direzione dal 2011. L’intersindacale  reclama per i lavoratori una parte dei risultati record ottenuti da Air France dopo il suo risanamento.

I lavoratori hanno dapprima rifiutato l’accordo negoziato dalla CFDT e dalla CFE-CGC che stabiliva un aumento dell’1% e da febbraio hanno cominciato una lotta per l’aumento del 5,1%. Ci sono stati 11 scioperi e svariate giornate di azioni che hanno permesso di bloccare il traffico aereo della compagnia causando una perdita di 300 milioni di euro. Ma la direzione ha fatto solo concessioni minori, proponendo un accordo di aumento del 2% nel 2018 e del 5% entro i successivi tre anni, a patto che la situazione economica dell’azienda lo permetta, cosa che non ha convinto i lavoratori in lotta. La direzione ha quindi pensato di sottoporre la sua proposta alla votazione di tutti i lavoratori, per far uscire dai giochi i sindacati e isolare gli scioperanti. L’amministratore delegato era così sicuro di portare a casa l’accordo che ha dichiarato che in caso di bocciatura si sarebbe dimesso. Aveva sbagliato a sottovalutare la collera latente dei lavoratori. Anche la stampa, che descriveva la mobilitazione come minoritaria tra il personale di Air France, aveva sbagliato nettamente i pronostici. Evidentemente le pressioni e la repressione degli scioperi hanno aumentato il malcontento, perchè se è vero che l’adesione agli scioperi non era maggioritaria (il 30% tra i piloti, il 20% tra il personale a bordo, il 12% tra il personale aeroportuale), l’esito del referendum, con una partecipazione dell’80% dei lavoratori è stato nettamente combattivo: il 55,4% di NO che ha sancito il rifiuto dell’accordo proposto dalla direzione.

La sconfitta è anche per quei sindacati gialli, come la CFDT, che solo settimana scorsa attaccava gli scioperi accusando, con gergo padronale, il Syndicat National des Pilotes de Ligne (SNPL) di prendere in ostaggio i lavoratori e invitando tutti a votare SI’ all’accordo.

La sorpresa del risultato del referendum dimostra ancora una volta il fallimento di ogni tentativo di escludere i sindacati, perchè fa aumentare la collera tra i lavoratori.

Bisogna però stare attenti a salutare il referendum come una vittoria e in generale a guardare di buon occhio a questi strumenti di consultazione che spesso sono una falsa rappresentazione della democrazia nei luoghi di lavoro: molto spesso si tratta di consultazioni ricattatorie, dove ai lavoratori non viene data altra possibilità che appoggiare una proposta di accordo calata dall’alto sulle loro teste e utile solo alla direzione e ai sindacati filo padronali. Ricordiamo una votazione simile ad Air France nel 1996 che ha avvallato una ristrutturazione con un taglio di 5mila posti di lavoro!

Solo lo sciopero e le azioni di lotta possono contrastare la volontà padronale e permettere ai lavoratori di ottenere le proprie rivendicazioni!