La disparità salariale e il gender gap in Italia peggiorano: parlano i numeri del ‘Global Gender Gap Index 2017’

tratto dall’articolo di Luisiana Gaita, da Il Fatto Quotidiano del 2 novembre 2017

L’Italia precipita in quanto a ‘gender gap’. Non solo le pari opportunità restano un miraggio, ma va sempre peggio rispetto ad altri Paesi in giro per il mondo. A registrare questa situazione è il World Economic Forum nel ‘Global Gender Gap Index 2017’. L’Italia è in 82esima posizione su 144 Paesi presi in esame in fatto di uguaglianza di genere. Ai primi posti ci sono, invece, quei Paesi in cui si fanno più passi avanti per colmare il gender gap. I primi dieci sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Rwanda, Svezia, Nicaragua, Slovenia, Irlanda, Nuova Zelanda e Filippine. Che sono tutti di molto avanti a noi. Solo lo scorso anno eravamo cinquantesimi, mentre nel 2015 eravamo al 41° posto della classifica. Tra i fattori che conducono l’Italia verso i Paesi meno virtuosi anche la quota di lavoro quotidiano non pagato (o pagato non adeguatamente) che raggiunge il 61,5% per le donne italiane contro il 22,9% per gli uomini. Nell’elaborazione della classifica sono stati analizzati diversi indici che riguardano non solo le disparità sul lavoro, in termini di partecipazione, possibilità di carriera e salari, che hanno contribuito in maniera preponderante al pessimo risultato, ma anche l’educazione, lo status sociale, la rappresentanza politica e le aspettative di vita.

IN UN ANNO L’ITALIA PERDE 32 POSIZIONI – In Italia il gap di genere è chiuso al 69% contro il 72% del 2016. Perdiamo una posizione (arrivando al 118° posto) in quanto a opportunità nella vita economica. Analizzando i vari fattori che lo determinano salta all’occhio la differenza tra uomini e donne in termini di retribuzioni lavorative con una percezione molto bassa della parità salariale, che fa precipitare l’Italia addirittura al 126° posto di questa specifica classifica. Siamo al 90° posto come partecipazione alla forza lavoro e al 103° in quanto a disparità nel reddito. A questo si aggiunge la beffa, ossia che le donne lavorano di più: ogni giorno circa 512 minuti, contro i 453 di un collega. Eppure, come è noto, la disoccupazione è più alta tra le donne (12,8%) che tra gli uomini (10,9%). Inoltre il 60,5% degli scoraggiati, ossia coloro che non cercano neppure un’occupazione, è rappresentato da donne.

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tratto da Repubblica.it del 1° settembre 2017 
La forza lavoro italiana è ancora ampiamente maschile (14,7 milioni contro 10,7 di donne a fine 2015), ma nell’ultimo decennio si è vista crescere in maniera significativa la presenza di donne (9,2% in più le Forze di Lavoro, 6,5% in più gli occupati) e calare decisamente l’occupazione maschile (-3,5% in unità, il tasso di occupazione è sceso di 4,3 punti). Ma in questo panorama le donne italiane hanno un peso inferiore nei livelli apicali delle organizzazioni: rappresentano solo il 40% degli occupati in posizioni da Dirigenti o Quadri, mentre il rapporto è ribaltato nella composizione degli Impiegati, dove le donne sono in maggioranza (57%). Fra gli Operai invece due occupati su tre sono uomini, dato non sorprendente vista la tipologia di lavoro svolta e ai requisiti fisici necessari, che favoriscono la presenza maschile.

 Economia non osservata a livello regionale
incidenza % sul valore aggiunto

RAL Media 2016 per inquadramento e genere
DIMENSIONI DIRIGENTI QUADRI IMPIEGATI OPERAI
Uomini € 102.847,00 € 54.399,00 € 32.715,00 € 25.569,00
Donne € 91.675,00 € 52.105,00 € 29.299,00 € 22.647,00
GENDER SALARY GAP 2016 12,2% 4,4% 11,7% 12,9%
GENDER SALARY GAP 2015 11,9% 5,0% 12,4% 11,5%

Pietro Valdes, Managing Director di Badenoch & Clark, azienda specializzata nel recruiting di manager del Gruppo Adecco, annota che “in generale l’uguaglianza tra le condizioni sociali, economiche e culturali di uomini e donne sono ancora lontane, anche se negli ultimi anni sono stati fatti passi importanti e la distanza si sta riducendo sensibilmente”. Secondo i dati Consob, nell’esercizio 2016 sono risultate 687 (il 30,3%) le donne che hanno ricoperto un ruolo di consigliere all’interno dei board di aziende quotate: se si considera che nel 2011, quindi solamente 5 anni fa, le donne in questa posizione erano solamente 193, ossia il 7,4% del totale dei consiglieri, si può affermare che la legislazione ha portato gli effetti sortiti.

“Volendoci concentrare su dirigenti o quadri”, aggiunge Valdes, “il numero di donne che ha accesso a ruoli di vertice sta crescendo significativamente. Infatti, dai dati del report si può vedere che effettuando un confronto rispetto al passato, anche ai livelli più alti la presenza femminile sia in crescita, seppur lieve: dal 2004 al 2015 i dirigenti donne sono passati dal 24% al 28%, i quadri dal 39% al 44%. Di strada per arrivare alla parità dei sessi ce ne è ancora tanta da fare, ma gli ultimi anni rappresentano un’importante evoluzione e cambiamento di mentalità da parte delle aziende, che sempre più spesso, anche se non in obbligo ad avere una quota rosa, stanno investendo su donne nei ruoli di vertice. I dati relativi ai piazzamenti di Badenoch & Clark sono in linea: nel 2016 circa il 70% dei dirigenti che hanno trovato un’occupazione presso le nostre aziende clienti sono uomini e un 30% donne, mentre per i quadri la percentuale femminile aumenta a oltre il 40%”. Marco Gallo di Hrc aggiunge che “l’ago della bilancia (e del dibattito)” sulla parità di genere si sposta ora “all’interno del piano aziendale”, dove serve “lasciare il segno in maniera propositiva ed informata sul divario di genere”.

Dal report emerge anche quali siano i settori che soffrono per una maggiore frattura salariale tra i sessi: dominano le assicurazioni, poi la consulenza e il mondo finanziario. Ma anche i servizi alla persona, dove pure si rintraccia un’alta presenza femminile. Nel settore edilizio le donne guadagnano mediamente più degli uomini: qui tuttavia la componente femminile è molto ridotta, e il settore è connotato dalla prevalenza di profili operai. La tabella seguente mostra come il Gender Gap sia ancora strutturale, anche in settori dove la presenza femminile è superiore al 40% (13 in totale), e sarebbe in linea teorica lecito attendersi un livellamento nelle buste paga di uomini e donne. Entrando nel dettaglio dei ruoli, a parità di mansione i dati dicono che nel 20% circa dei casi guadagnano mediamente più le donne, contro l’80% a favore degli uomini. Ruoli come il direttore della comunicazione, dei sistemi informatici o delle risorse umane sono tipicamente “sbilanciati” verso gli uomini, con buste paga più pesanti tra il 15 e il 30%.

RAL Media 2016 per industry e genere e Gender Salary Gap
SETTORE RAL MEDIA UOMINI RAL MEDIA DONNE GENDER SALARY GAP ALTA PRESENZA FEMMINILE
Assicurazioni € 40.261 € 31.236 28,90% +
Cons. legale, amministrativa e fiscale € 35.447 € 28.810 23,00% +
Ingegneria € 39.898 € 32.999 20,90%
Banche e finanza € 45.395 € 37.822 20,00% +
Agenzie per il lavoro € 32.278 € 27.005 19,50% +
Servizi alla persona € 28.684 € 23.999 19,50% +
Elettronica e automazione € 34.560 € 29.040 19,00%
Moda e lusso € 27.863 € 24.246 14,90% +
Servizi integrati alle imprese € 30.427 € 26.517 14,70% +
Farmaceutica e Biotech € 42.402 € 37.043 14,50% +
Gomma e plastica € 31.225 € 27.375 14,10%
Chimica € 35.174 € 31.037 13,30%
Tlc € 38.784 € 34.241 13,30%
Tessile, abbigliamento € 28.983 € 25.621 13,10% +
Arte, intrattenimento € 30.788 € 27.416 12,30% +
Servizi It € 37.307 € 33.748 10,50%
Alimentari, bevande € 30.843 € 28.472 8,30%
Carta € 30.196 € 27.940 8,10%
Hotel, ristorazione € 23.979 € 22.218 7,90% +
Media, web € 32.974 € 30.826 7,00%
Macchine utensili € 31.398 € 29.809 5,30%
Auto € 28.631 € 27.344 4,70%
Agricoltura, pesca € 24.221 € 23.136 4,70%
Gdo e commercio € 30.126 € 29.037 3,80% +
Oil&Gas € 37.755 € 36.394 3,70%
Turismo e viaggi € 27.072 € 26.917 0,60% +
Metallurgia € 30.068 € 29.966 0,30%
Energia e utility € 32.054 € 32.696 -2,00%
Aeronautica € 35.236 € 36.040 -2,20%
Trasporti e logistica € 29.160 € 30.712 -5,10%
Legno € 25.196 € 26.742 -5,80%
Architettura, design € 26.606 € 29.014 -8,30%
Navale € 29.829 € 32.595 -8,50%
Cemento, laterizi e ceramica € 30.409 € 33.389 -8,90%
Edilizia € 26.033 € 31.444 -17,20%

Nella colonna “Alta presenza femminile” sono segnate con un “+” le industry la cui popolazione di occupati è composta da donne per almeno il 40%.
N.B (il Settore “Moda e “Lusso” riporta la % di donne del settore “Tessile, abbigliamento e accessori”, ossia il più vicino per caratteristiche).

La differenza di stipendio si amplia con il maggior grado di istruzione: gli uomini laureati guadagnano mediamente il 35,3% in più delle donne. Ma questo dato deve esser trattato ricorrendo alla variabile anagrafica: essendo la popolazione maschile di laureati più “anziana”, è possibile che comprenda lavoratori che hanno raggiunto un ruolo e una qualifica che garantiscono retribuzioni più elevate. Da questo punto di vista, dunque, dovrebbe far ben sperare la crescita della “scolarizzazione” femminile.

RAL Media 2016 per livello di istruzione e genere
LIVELLO DI ISTRUZIONE UOMINI DONNE GENDER SALRY GAP
Scuola dell’obbligo € 26.662 € 23.656 12,70%
Diploma di scuola professionale € 27.070 € 26.141 3,60%
Diploma di media superiore € 31.594 € 27.762 13,80%
Laurea triennale € 32.256 € 26.971 19,60%
Master di I livello € 47.745 € 35.334 35,10%
Laurea magistrale € 47.347 € 34.995 35,30%
Master di II livello € 53.580 € 38.632 38,70%
Dottorato di ricerca € 53.385 € 39.039 36,70%
TOTALE € 30.676 € 27.228 12,70%

L’analisi dell’Osservatorio JobPricing nasce dal database di circa 280mila lavoratori (Operai, Impiegati, Quadri e Dirigenti) dipendenti del settore privato, trattati con un algoritmo di calcolo ex-post, denominato “Riporto all’Universo”, che rende i valori pubblicati rappresentativi dell’intero mercato del lavoro italiano. Comparando i dati retributivi lordi di donne e uomini si può capire dove le remunerazioni sono differenti e dove similari.