Solidarietà a Riccardo Antonini: confermato in cassazione il suo vile licenziamento

riccardo-antonini-2-640Con colpevole ritardo pubblichiamo la notizia della sentenza della corte di cassazione che conferma il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini, da sempre in prima linea per chiedere sicurezza nei trasporti ferroviari. Riccardo è stato licenziato a un anno dalla pensione dall’allora Ad delle FS Mauro Moretti per essersi prestato come perito di parte al fianco dei famigliari della strage di Viareggio (29 giugno 2009), in cui persero la vita 32 persone), battendosi con coerenza per avere verità e giustizia per i famigliari della strage e per portare a processo tutti i responsabili di quell’incidente, a partire dai vertici delle società coinvolte (da Rfi e Trenitalia). Il processo si è concluso recentemente in primo grado con la condanna di Moretti e soci.

Nell’estate del 2011 Riccardo Antonini è stato diffidato da Rfi dal continuare la sua consulenza, venendo poi sospeso ed infine licenziato “per essersi posto in evidente conflitto d’interesse con la società”. Nel 2012 è iniziato il processo contro il licenziamento: RFI ha proposto una conciliazione in cui, per la sua reintegrazione, chiedeva a Riccardo di sconfessare il suo sostegno ai familiari, cosa che lui non ha fatto. Il 4 giugno 2013, il Tribunale di Lucca cha confermato il licenziamento. Ora la conferma anche in Cassazione.

Si tratta dell’ennesimo caso di non-giustizia contro i lavoratori e i cittadini, di una sentenza in difesa del padrone, del capitale e a scapito della salute e sicurezza di tutti. Vogliono spingere i lavoratori a non denunciare le situazioni di rischio sui luoghi di lavoro, in nome della fedeltà all’azienda!

Riportiamo quando scritto da Riccardo Antonini appena ricevuta la sentenza definitiva lo scorso 6 aprile.

“Le poche righe che a caldo ho messo giù e fatto circolare in queste ore. Quando siamo stati a Roma per il presidio del 18 gennaio scorso, “Loro” avevano già deciso.

“Il ricorso presentato oltre due anni fa, dai miei avvocati in Cassazione, è stato rigettato per “infedeltà” a Moretti/Elia&company. Con 7 paginette scarne e striminzite è stata confermata la sentenza di 1° grado del 4 giugno 2013.
I signori (o lorsignori, come avrebbe scritto Fortebraccio) Vincenzo Di Cerbo (presidente), Giuseppe Bronzini, Antonio Manna, Federico Balestrieri, Federico De Gregorio (consiglieri) della Corte Suprema (suprema, mah?) di Cassazione, Sezione Lavoro, e prima di loro i sigg. Luigi Nannipieri di Lucca e Giovanni Bronzini (presidente), Gaetano Schiavone e Simonetta Liscio (consiglieri) della Corte d’Appello di Firenze, hanno (ri)prodotto la sentenza-d’inchino, una fotocopia ridotta di quella di 1° grado del dottor Nannipieri, giudice del lavoro di Lucca.
Non hanno aggiunto niente di più e niente altro: il ricorso è stato rigettato in quanto “improcedibile” e “inammissibile”.
L’udienza si è tenuta il 18 gennaio scorso al 4° piano del “palazzaccio”, assieme ad altre ventisei (26!) udienze della durata di pochi minuti ciascuna. Una vera catena di montaggio … Lo stesso giorno, 18 gennaio 2017, hanno (o avevano già) emesso la sentenza, che riporta la stessa data. Definirla una farsa (nel merito e nel metodo) è accreditarla di un complimento che, ovviamente, non merita.
Tra le 7 paginette si legge: “ … emerge che il ricorrente aveva più volte sostenuto … la responsabilità della società e dei suoi vertici per aver cagionato il disastro ferroviario di Viareggio …”.
Una verità già scritta e scolpita nel corso di questi anni che gli stessi giudici del Tribunale di Lucca hanno emesso con il dispositivo del 31 gennaio 2017 a 7 anni e mezzo dalla strage ferroviaria.
Se questi signori, da Lucca a Firenze fino a Roma, sono soliti trattare a questa maniera gli esseri umani, è bene che nel prossimo futuro siano destinati ad occuparsi di altro, possibilmente di cose, oggetti o merci. Il danno ed i costi sarebbero utilmente minori.
Gasparazzo ebbe a dire: “Ma non finisce qui”.