Brasile: il 28 aprile Sciopero Generale contro le riforme e la corruzione

CPS CONLUTAS

Comunicato del sindacato brasiliano CSP CONLUTAS, aderente alla Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta.

Traduzione a cura di Sial Cobas

SCIOPERO GENERALE: il 28 Aprile bloccheremo il Brasile!

– contro le Riforme delle Pensioni e del Lavoro e le esternalizazioni

– per la salvaguardia dell’occupazione senza riduzione dei diritti

– per cacciare Temer e tutti i corrotti che siedono al Congresso!

E’ venuto il momento per tutti di partecipare alla costruzione  dello Sciopero Generale unitario che si terrà il prossimo 28 Aprile.

L’indizione di questo sciopero è già senza dubbio una grande vittoria della classe lavoratrice brasiliana e della nostra Federazione, che da molto tempo sostiene la necessità e la possibilità di fermare il paese come risposta agli attacchi del governo.

L’insistenza con cui abbiamo proposto di costruire unitariamente uno sciopero generale ci viene dalla netta percezione che la classe lavoratrice sia molto indignata e propensa alla lotta, per via dell’alto tasso di disoccupazione, del peggioramento delle condizioni di vita, per l’aumento della violenza che colpisce soprattutto la popolazione povera e nera delle periferie, per il dilagare della corruzione e il perseverare di una politica di riduzione dei diritti. Una  strategia di governo che viene dall’amministrazione del PT (Partido dos Trabalhadores) e viene ora intensificata dall’attuale amministrazione Temer (Partido do movimento democrático brasileiro).

La giornata dello Sciopero Generale avrà luogo in un momento in cui il governo ha meno del 10% di consenso e la crisi economica si fa sempre più profonda.

Nello stesso tempo, proseguono le denunce per corruzione, e si prepara un processo per crimini di corruzione e riciclaggio che includono un terzo del gabinetto federale di Temer. E’ sotto accusa oltre un terzo dei rappresentanti del Senato, inclusi tre governatori, un ministro della corte federale, 39 deputati federali e ulteriori 23 rappresentanti locali.

Indifferente a questa situazione, l’amministrazione Temer e il Congresso Nazionale hanno l’arroganza di continuare ad attaccare i lavoratori con l’adozione delle esternalizazioni e con il proseguimento delle Riforme delle Pensioni e del Lavoro, aumentando  ancora di più l’indignazione e la voglia di combattere dei lavoratori e della povera gente.

Tra l’altro, l’amministrazione Temer non solo non ha il consenso popolare sulla Riforma delle Pensioni, ma non ha neppure il pieno sostegno dei suoi alleati al Congresso – ed infatti non è ancora riuscito a farla votare e approvare dal Parlamento. Tutti noi dobbiamo raccogliere la sfida di questo Sciopero Generale, ottimizzando l’esperienza degli scioperi e delle manifestazioni che hanno avuto luogo lo scorso marzo.

La nostra Federazione è stata da subito attiva e coinvolta politicamente nell’organizzare le mobilitazioni del mese scorso, mostrando che l’idea dell’unità di azione nelle strade era la via vincente per contribuire ad una più ampia mobilitazione della nostra classe.

L’8 marzo, la giornata internazionale delle donne lavoratrici, è stata una di quelle giornate di lotta che si sono articolate con immensa forza in tutto il mondo.  La sua portata internazionale ha influenzato e rafforzato le azioni e le manifestazioni che si sono svolte anche in Brasile. Abbiamo poi avuto gli scioperi e i blocchi del 15 marzo, manifestazioni e azioni dei lavoratori del pubblico impiego il 28 marzo, oltre alla manifestazione e i presidi dello scorso 31 marzo. Abbiamo avuto anche prova del  fallimento del tentativo di mobilitare il popolo in difesa delle Riforme da parte delle organizzazioni di destra, come lo scorso 26 marzo, da parte del Movimento del Brasile Libero.

Da quando si è costruita questa unità attorno alle pratiche  di mobilitazione della classe operaia, i lavoratori e le classi popolari hanno rafforzato ed esteso la loro partecipazione, confermando che l’idea che lo Sciopero Generale è possibile e la sua forza può far saltare le riforme ed essere una minaccia per la tenuta stessa del governo.

In conclusione, se queste riforme saranno adottate, avremo subito un brutale attacco ai nostri diritti. Non lo accetteremo!

Quindi, è giunto il momento di assumere questo compito. Sappiamo che la forza dello Sciopero Generale può sconfiggere le riforme e persino rovesciare l’amministrazione Temer. Perché questo accada dobbiamo scommettere sull’organizzazione di tutta la popolazione. D’ora in poi, oltre alle assemblee di categoria e all’unità di azione tra Federazioni Sindacali, è necessario promuovere le espressioni di volontà, organizzazione e lotta dei poveri e dei neri delle periferie.

Occorre cercare di coinvolgere le commissioni di fabbrica così come il vicinato e la cittadinanza, i pensionati e le organizzazioni combattive. In questo modo contribuiremo ad organizzare “Comitati di Lotta contro le Riforme” in ogni luogo ed in ogni quartiere aiutandoli a diventare le avanguardie dello Sciopero Generale.

Il nostro compito non finirà il 28 aprile, ma dovremo continuare nella costruzione unitaria di un Primo Maggio di classe e un’agenda di iniziative e azioni per i prossimi mesi, dando continuità alla lotta contro le riforme e contro il governo.

Porteremo in piazza la forza della nostra lotta e “Fermeremo il Brasile”. Da Nord a Sud, da Est ed Ovest. Dai lavoratori ai piccoli commercianti, dai dipendenti pubblici, agli impiegati e agli operai del settore privato. Uniremo i settori, le città, i giovani e tutti gli uomini e le donne della nostra classe per mostrare la nostra forza. E’ necessario e possibile combattere per uno sciopero che superi la divisione in categorie e porti ad un blocco generalizzato della produzione, circolazione e vendita delle merci, in modo da avere uno sciopero praticato dall’intero spettro della popolazione.

Durante questo processo di costruzione e preparazione dello Sciopero Generale dobbiamo stare attenti a tutti i tentativi di negoziazione e tradimento, in altre parole, a tutti i tentativi di mercanteggiare sui nostri diritti. Nel caso questo succeda dobbiamo denunciare pubblicamente chiunque cercherà di compromettere la nostra lotta, che sia un rappresentante del parlamento o un leader sindacale. Così come non accetteremo che si cerchi di cambiare la nostra azione sulla falsariga di accordi elettorali con la borghesia o anche con il sostegno alla campagna per Lula 2018. Questa strategia  semplicemente non ci rappresenta e divide il movimento, diventando un ostacolo alla necessaria unità per sconfiggere le riforme, che ha le potenzialità di arrivare a far cadere il governo. E’ possibile e necessario in questa lotta e in queste azioni che stiamo organizzando costruire un’alternativa politica e di classe contro la destra tradizionale rappresentata da PMDB/PSDB e dalle altre varianti, così come dal progetto di normalizzazione e pacificazione delle classi popolari rappresentato dal PT/PCdoB e dai loro alleati. Nessuno di questi due progetti rappresenta gli interessi portati avanti dalla nostra Federazione della classe lavoratrice. Questo ci pone la sfida della costruzione di un’alternativa politica, basata sull’indipendenza della classe lavoratrice e del suo progetto di cambiamento. Contro le riforme delle pensioni e del lavoro, le esternalizzazioni, per la salvaguardia dell’occupazione senza riduzione dei diritti, per cacciare Temer e tutti i corrotti che siedono al Congresso e per ottenere pene e confische di beni a tutti i corruttori e corrotti. Mobilitiamoci tutti insieme, lavoratori, giovani, indios, pensionati, impiegati pubblici, contadini, movimenti di lotta contro l’oppressione, di lotta per la casa, disoccupati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, tutti! E’ il momento di scendere in piazza e mostrare la forza della nostra lotta fermando il Brasile. E’ il momento dello Sciopero generale.

Bloccheremo il paese, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Questo è il cammino, questo è il compito.

Noi, come  CSP-CONLUTAS saremo impegnati con tutti i lavoratori nella costruzione dello Sciopero Generale con cui bloccheremo il Brasile il prossimo 28 aprile!

Risoluzione adottata nell’incontro del Coordinamento Nazionale del CSP-Conlutas,

9 aprile 2017

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APPROFONDIMENTO CORRUZIONE IN BRASILE

Un vero terremoto politico scuote in queste settimane il Brasile, mettendo  a rischio la stessa tenuta del governo di Michel Temer. Il Brasile vive uno dei momenti peggiori della sua breve storia democratica.

Di Daniele Mastrogiacomo, da Repubblica del 12 aprile 2017
 
Soffocato da tre anni consecutivi di recessione, con 12,3 milioni di disoccupati e una violenza criminale da molti considerata una vera guerra, adesso si ritrova inchiodato da una serie di pesantissime accuse – corruzione, riciclaggio, finanziamento illecito – che coinvolgono 97 politici: 8 ministri attualmente in carica (Segretario generale della presidenza, Difesa, Scienza e Tecnologia, Agricoltura, Città, Esteri, Industria, Cultura),  61 parlamentari tra senatori (24) e deputati (37), 12 governatori e quattro ex presidenti della Repubblica, tra i quali Ferdinando Henrique Cardoso, Luiz Inacio Lula da Silva e Dilma Rousseff. Sono coinvolti l’intero vertice governativo e l’intero arco dei partiti. Non solo il PMDB e il PSDB che fanno parte della maggioranza, ma lo stesso PT che ha governato negli ultimi quindici anni. La lista raggiungerebbe i 108 nomi. Tra questi anche un giudice della Corte dei Conti. Ci sono altre 201 posizioni che restano al vaglio della Cassazione.
 
Il consigliere della Corte Suprema Federale (STF), il ministro Edson Fachin, relatore dell’inchiesta “Lava Jato”, quella avviata dal pm Sergio Moro su quello che è considerato il più grande scandalo per corruzione degli ultimi 20 anni in Brasile e in altri 12 Stati latinoamericani e africani, ha indicato la lista degli imputati e delle accuse loro contestate. Si tratta della seconda fase della procedura prevista dalla Costituzione. Nel marzo scorso, Fachin aveva ricevuto dal procuratore generale Rodrigo Janot la sintesi di quattro anni di indagini e di centinaia di filoni aperti grazie alla collaborazione di diversi imputati detenuti e testimoni.
 
Eletto dopo una lunga trattativa al posto di Teori Zavaski, morto in un incidente aereo mai chiarito del tutto, considerato vicino a Temer, Edson Fachin ha agito con equilibrio. Si è preso il suo tempo, ha analizzato l’imponente materiale ricevuto dalla Procura e alla fine ha deciso. La lista doveva rimanere segreta. Ma la pressione e l’attesa erano forti. Ci sono state le inevitabili soffiate e tutto è finito sui giornali.
 
Solo tre posizioni sono state stralciate e restituite all’ufficio dell’accusa perché le prove portate a sostegno non sono sufficienti. Per tutti gli altri Fachin ha ritenuto che ci fossero gli estremi per procedere a nuove indagini che si concluderanno con il rinvio a giudizio definitivo o con altre ammende che possono prevedere anche l’interdizione dalla vita politica.
 
Se dunque non siamo ancora davanti a una condanna è chiaro che l’intero sistema istituzionale brasiliano ha subito un contraccolpo gravissimo. Nei fatti, governo e parlamento sono stati svuotati delle loro prerogative e hanno creato un solco profondo tra politica e società. Nel cataclisma si salva solo il presidente Temer. È stato accusato da quattro dei 78 testimoni che collaborano con i magistrati di aver partecipato a una riunione, il 15 luglio del 2010, con altri due deputati in cui si discusse di un contributo che la holding delle costruzioni Odebrecht avrebbe elargito al suo partito.
 
Temer ha ammesso di essere stato presente alla cena, ma ha negato di aver sentito parlare di soldi. Ma l’ex ceo della società, Marcelo Odebrecht, in carcere da un anno e mezzo, considerato il grande testimone-accusatore dell’intero scandalo, anche lui presente all’incontro proprio nei giorni scorsi ha confermato che l’attuale presidente era perfettamente a conoscenza dei 4 milioni di dollari poi consegnati materialmente ad uno dei suoi collaboratori.
 
Il ministro Fachin ha tuttavia ritenuto che Temer non possa essere giudicato per reati che avrebbe commesso quando svolgeva altro incarico. All’epoca dei fatti era il vice di Dilma Rousseff. Temer resta conunque un re senza più la sua corte. Nei fatti, un re nudo. Tra gli indagati ci sono i vertici del suo partito (PSDB) e i presidenti di Camera e Senato, una raffica di parlamentari che lo sostengono e una manciata di amministratori appena eletti, tra cui il governatore di Rio de Janeiro.
 
Diverso il parere nei confronti del leader della sinistra brasiliana. Il Tribunale Federale Superiore ha trasmesso al pm Sergio Moro altre cinque richieste di indagini. Si riferiscono al presunto ruolo del PT per favorire la Odebrecht in Angola, tangenti ricevute per agevolare una società del gruppo a Atibaia, altri pagamenti per far passare altri provvedimenti utili alla società.
 
La quinta richiesta coinvolge Dilma Rousseff. Secondo diversi collaboratori di giustizia, Lula avrebbe mediato per migliorare i rapporti tra la Odebrecht e la presidente. In cambio avrebbe chiesto un contributo in moneta per il figlio Luís Cláudio da Silva.
 
Questi ultimi cinque filoni vanno a sommarsi ai cinque già istruiti dal giudice Sergio Moro. Lunedì scorso, durante un interrogatorio, Marcelo Odebrecht aveva ammesso di aver pagato 20 milioni di reais, come tangente, al leader del Partido dos Trabalhadores. Una vera mazzata che Lula continua a respingere con forza.
 
Nel clima plumbeo che si respira a Brasilia, il parlamento ha cercato di lavorare come ogni giorno. Ma l’impatto provocato dalla lista ha impedito la votazione di importanti provvedimenti. Molti deputati e senatori hanno lasciato l’aula. Si sono precipitati a casa e in ufficio per leggere la montagna di fogli di quella che, a ragione, è stata ribattezzata “la confessione della fine del mondo”. Domani è prevista