Alitalia: dopo il referendum al tavolo di trattativa devono stare i lavoratori!

frati-amoroso-alitaliaNella foto Fabio Frati e Antonio Amoroso

da www.sollevazione.blogspot.it

Come era prevedibile la schiacciante vittoria dei NO nel referendum in ALITALIA è stato un terremoto che fa tremare non solo i sindacati gialli (cosiddetti confederali). Trema il governo Gentiloni —ed i suoi ministri Qui Quo Qua (Calenda, Del Rio e Poletti).
C’era da aspettarselo che la rivolta tranquilla delle maestranze avrebbe scatenato la controffensiva delle forze di regime e delle sue servili legioni mediatiche.
Schiumano rabbia lorsignori, insultano, calunniano. Ma se lo fanno è anche perché il No ha avuto un altro e decisivo merito: ha smascherato il bluff di azienda, governo e sindacati. Dopo la batosta adesso, con la faccia come il culo, i confederali minimizzano: “Era solo un pre-accordo. Si riaprano le trattative”. Oh sì certo, ma voi fatevi da parte. Al tavolo, come scritto ieri notte, “niente confederali ma delegazioni democraticamente elette dai lavoratori”. L’azienda, che aveva minacciato che con la vittoria del NO, tutti gli aerei sarebbero restati a terra, assicura che “c’è ancora ossigeno”. Lo stesso governo, gli stessi Qui Quo Qua, hanno trovato in quattro e quattr’otto le risorse per non portare i libri in tribunale.

Nel frattempo l’orda dei giornalisti sgancia sull’opinione pubblica le solite micidiali bombe ideologiche neoliberiste: “Alitalia è un’azienda decotta, che vada pure in fallimento! Che lo Stato non s’impicci! Senza Alitalia voleremo comunque, non c’è problema! Dio ce ne scampi dalla nazionalizzazione!”.
Tutti addosso a questi pazzi dipendenti di Alitalia che hanno preferito rischiare di finire tutti sul lastrico pur di non lasciarci andare duemila di loro. Tutti addosso a questi lavoratori scellerati che non hanno ceduto al ricatto: “o mangiate questa minestra o tutti giù dalla finestra”.  Tutti addosso a chi ha capeggiato la rivolta in Alitalia, anzitutto nel nevralgico scalo di Fiumicino, quindi ai sindacalisti di base, ed in particolare Fabio Frati e Antonio Amoroso della C.U.B. Trasporti.
Incoraggiati dalla campagna mediatica di criminalizzazione gli ascari confederali, spalleggiati dall’azienda, vanno in giro nello scalo di Fiumicino proferendo minacce pesanti a Fabio e Antonio.
Non lasciamoli soli!
Che non venga torto loro un capello!
Siano anzi Fabio Frati  e Antonio Amoroso, assieme ad altri delegati e sindacalisti puliti e onesti, a fare parte del tavolo negoziale! Essi hanno dimostrato negli anni il coraggio che ci vuole per non piegarsi ai ricatti, essi hanno le competenze per tenere testa ad azienda e governo.
Per questo li vogliono far fuori.
Che non accada!