Pubblico Impiego in Movimento: resoconto della riunione del 22 settembre 2016

pubblico-impiego-in-movimentoDopo l’assemblea di Bologna nell’aprile scorso, si è riunito a Milano Pubblico Impiego in Movimento, urgeva confrontarsi e decidere cosa fare.

A Bologna innumerevoli le dichiarazioni di intenti condivise da delegati e sigle sindacali di base, parte delle quali si sono subito sfilate, del resto il leit motive della unità non viene sovente seguito da scelte coerenti e fatti concreti. La spinta a una iniziativa comune è sempre più flebile, domina l’autosufficienza, si pensa che bastino le iniziative intraprese in ordine sparso da un sindacalismo di base incapace perfino di accordarsi sulla data di uno sciopero, moltiplicando le indizioni ma condannandole tutte al fallimento. Nel pubblico impiego lavorano 3 milioni di lavoratori\trici, sono migliaia i precari, il datore di lavoro più grande nel paese. E’ in corso da quasi due anni un processo di ristrutturazione, lo aveva chiesto la Troika con la famosa, o famigerata, lettera di Trichet a Draghi; i decreti attuativi della Madia hanno tempi più lunghi del previsto ma riguarderanno ogni ambito pubblico: le società partecipate (migliaia i posti di lavoro a rischio), le società in house, la dirigenza, i provvedimenti disciplinari per favorire i licenziamenti non solo dei furbetti del cartellino (indifendibili) ma anche di quanti non rispetteranno codici disciplinari da caserma che ormai impediscono anche di divulgare notizie sui disservizi, sulle carenze di organico, sui problemi in cui versano ospedali, uffici. Insomma i cittadini che pagano le tasse debbono restare all’oscuro di come spendono i loro soldi. Qualche mese fa hanno anche approvato i nuovi 4 comparti di contrattazione, a sottoscriverli perfino una organizzazione di base che si dice conflittuale, una manovra per abbattere il costo del lavoro e ridurre le agibilità sindacali Da mesi stanno discutendo del nostro contratto, lo fanno in silenzio ma seguendo le indicazioni dell’Ue e dell’Aran.

Stanno pensando di aumentare la settimana lavorativa, a vincolare pochi aumenti contrattuali (assolutamente risibili e incapaci di recuperare anche una parte del potere di acquisto perduto negli ultimi 7 anni), a ridurre il personale (la soppressione delle dotazioni organiche a cosa serve se no?), ad accrescere i carichi di lavoro, ad esigere sempre più mansioni anche riconducibili a profili superiori. I contenuti del prossimo contratto nazionale avranno ripercussioni sulla contrattazione decentrata, è bene non illudersi che basti fare sindacato nel proprio posto di lavoro perché le normative alle quali attenersi sono così vincolanti da tradursi in perdita salariale e allargamento della forbice tra salari medio\bassi e salari alti. L’assemblea di Milano del 22 Settembre voleva rimettere in campo un ragionamento aperto, fuori dalle logiche di appartenenza non per costruire un nuovo soggetto sindacale ma per ripartire piuttosto dai problemi reali del pubblico impiego che non possono trovare solo spazio in volantini.

Cosa accade oggi al Pubblico impiego e al suo personale?

Una domanda dirimente alla quale tutti dovrebbero rispondere non con slogans ma con la lettura dei processi in atto e iniziative forti e unitarie di contrasto e di critica I\le delegati\e, le realtà del sindacalismo di base presenti a Milano rilanciano percorsi e iniziative all’insegna della radicalità, lo faremo con una due giorni di mobilitazione sul contratto a metà ottobre e con assemblee nei luoghi di lavoro, partiremo da una piattaforma minima di rivendicazione sulla quale confrontarsi senza preclusioni di sorta.

L’assemblea di Milano concorda nell’organizzare a livello territoriale entro fine ottobre delle assemblee per coinvolgere lavoratori e delegati su 3 punti:

1. contatto nazionale Pubblico Impiego;

2. il peggioramento delle condizioni di lavoro nei settori pubblici con mansioni sempre più numerose richieste\imposte;

3. l’utilizzo dei codici disciplinari non per colpire i furbetti del cartellino ma per incutere paura e rassegnazione in tutti i dipendenti pubblici.

Il caso del divieto agli operatori della sanità di parlare pubblicamente dei disservizi ospedalieri la dice lunga sui reali obiettivi dei codici disciplinari. Problematiche dell’agibilità sindacale e del diritto di sciopero. Sullo sfondo del rinnovo contrattuale si stanno muovendo scenari preoccupanti e autoritari, come leggiamo sulla stampa, con l’idea della autorità sugli scioperi di imporre al pubblico e al privato l’accordo sulla rappresentanza, valido per il privato, del gennaio 2014.

L’obiettivo non è solo impedire il diritto di sciopero ma limitare ogni agibilità sindacale ai delegati di base negando loro perfino il diritto ad usufruire dei permessi sindacali quando un governo ha fallito nelle politiche del lavoro e sociali, la via della repressione e della negazione aperta delle libertà sociali e sindacali è la sola risposta per nascondere il suo fallimento. Per dare forza e continuità al nostro lavoro abbiamo anche deciso di dare vita ad un coordinamento stabile individuando alcuni delegati che dovranno coordinare le varie iniziative in vista di una assemblea nazionale da tenersi a Novembre.

Resoconto della riunione del 22 settembre 2016

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