Francia: solidarietà all’ispettrice del lavoro Laura Pfeiffer e all’ex lavoratore Tefal condannati

laura-pfeifferSolidarietà di Sial Cobas all’ispettrice del lavoro Laura Pfeiffer dell’Alta Savoia (Francia) e al lavoratore licenziato dalla Tefal, condannati in primo grado per aver sottratto e trasmesso ai sindacati i documenti che provavano le pressioni dell’azienda per “togliersi di torno” l’ispettrice.

Il 14 settembre ci sarà il giudizio di secondo grado. Sindacati e movimenti chiamano ad un presidio di solidarietà davanti al Palazzo di Giustizia de Chambéry.

Riportiamo la traduzione di un comunicato con cui l’Union Syndicale Solidaires critica la sentenza di primo grado che ha portato, nel dicembre 2015, alla condanna di Laura Pfeiffer, ispettrice del lavoro dell’Alta Savoia e Christophe M., lavoratore della multinazionale dell’elettrodomestico Tefal, licenziato per “grave colpa”. Entrambi sono stati condannati a pagare un’ammenda di 3500 euro con condizionale (dovranno comunque pagare 2500 euro per le spese del procedimento giudiziario e per le parti civili).

Laura Pfeiffer è stata condannata per “violazione del segreto professionale e ricettazione di materiale riservato dell’azienda”; il lavoratore per “aver violato delle e-mail aziendali e per accesso fraudolento a un sistema informatico”

Il lavoratore aveva infatti resi noti dei documenti riservati che mettevano in evidenza la collusione tra i vertici dell’azienda e il direttore del Dipartimento del Lavoro della regione, per mettere in atto delle pressioni sull’ispettrice del lavoro, impedendole di svolgere il suo mestiere.

Il fatto risale al 2013. L’ispettrice stava seguendo “un po’ troppo” la vicenda di un accordo sulle 35 ore molto teso e combattuto all’interno dell’officina Tefal di  Rumilly, in Alta Savoia. Il suo superiore, il direttore dipartimentale del lavoro Philippe Dumont, l’aveva redarguita pesantemente, accusandola di “gettare fuoco su un’azienda così grossa” che, con 1800 lavoratori è uno dei più grandi bacini di lavoro della regione.

La Pfeiffer fece un esposto al Consiglio Nazionale dell’Ispettorato del Lavoro (Cnit), riferendo che il suo superiore le aveva domandato di rivedere la sua posizione sull’accordo per la riduzione dell’orario di lavoro (RTT), altrimenti avrebbe perso “ogni legittimità e credibilità”. Lei aveva risposto: “Una minaccia?” e lui: “un avvertimento”.

Qualche mese più tardi l’ispettrice aveva ricevuto un’email anonima che forniva un chiarimento preoccupante a quella discussione. La mail recitava: “sono in possesso di documenti super confidenziali che provano che lei è stata vittima di pressioni. So che il gruppo SEB e la società Tefal hanno esercitato, attraverso persone del Medef (Confindustria), una pressione sul suo responsabile, P. Dumont, per metterla a tacere”. L’informatore, si scoprirà dopo, era un informatico, dipendente di lungo corso di Tefal. Negli scambi di e-mail interne si legge che il direttore della Pfeiffer si era proposto di cambiare la sezione amministrativa di competenza dell’ispettrice, in modo che non si dovesse più occupare di Tefal.

Di fronte a tali prove, l’assoluzione di Tefal e la condanna dell’ispettrice e del lavoratore che ha fatto l’informatore appaiono ingiuste e grottesche. Inviamo la nostra solidarietà a entrambi e ci affianchiamo all’Union Syndicale Solidaires nell’esigere che cadano tutti i capi d’accusa e che venga dato un forte segnale di garanzia e immunità a chi svolge il suo lavoro di controllo e a chi denuncia violazioni in materia di diritti e sicurezza sui luoghi di lavoro.Sial Cobas

Milano, 8 settembre 2016

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Comunicato dell’Union Syndicale Solidaires del 6 settembre 2016.

Traduzione a cura di Sial Cobas

Affaire “Tefal”, processo in appello all’ispettrice del lavoro e al lavoratore che ha fornito le prove

Il 4 dicembre 2015 il Tribunale d’Annecy ha condannato Laura Pfeiffer, ispettrice del lavoro, per ricettazione e violazione del segreto professionale, a una sanzione di 3.500 euro col beneficio della condizionale. Il Tribunale le contesta il fatto di aver contattato i sindacati del suo ministero per difendersi e denunciare le pressioni che aveva subito da parte della multinazionale Tefal e dal suo superiore del Ministero. Anche al lavoratore (che nel frattempo è stato licenziato) che ha fornito le prove di queste pressioni è stata comminata la medesima pena.

Questa sentenza ha provocato tra tutti i funzionari del Ministero del Lavoro e dei sindacati un senso di stupore e indignazione.

Oggi come ieri, l’Unione Sindacale Solidaires riafferma con forza che: non è possibile condannare un’ispettrice del lavoro, che nel quadro del suo lavoro ha denunciato presso le nostre organizzazioni sindacali le pressioni che miravano a porre degli ostacoli al suo operato di controllo. Non è possibile condannare un lavoratore che fornisce le prove per aver svolto questo ruolo essenziale di denuncia di un reato della sua impresa. Non è possibile essere condannati per ricettazione di documenti riservati quando i documenti in questione dimostrano le indebite pressioni esercitate dall’azienda per togliersi di torno l’ispettrice del lavoro “scomoda” e portare ad una modifica delle sue competenze.

Questo giudizio è in totale opposizione con la Corte di Cassazione che, in una sentenza del 30 giugno 2016, si è pronunciata chiaramente per l’immunità per quei lavoratori che informano gli ispettori del lavoro di qualche scorrettezza della propria azienda e questo “non solo quando i fatti illeciti sono portati alla conoscenza del procuratore della Repubblica, ma anche quando sono denunciati a terzi”.

Questa condanna si inserisce in un contesto più ampio di criminalizzazione dei movimenti sociali (Goodyear, Continental, Air France, La posta…) e di repressione delle mobilitazioni (Loi Travail). Viene ad aggiungersi alla già lunga lista delle ingiustizie sociali e degli attacchi contro i diritti dei lavoratori portati avanti da un governo al servizio esclusivo del padronato.

L’Union Syndicale Solidaires esige che, prima di tutto, cadano tutti i capi d’accusa dell’ex lavoratore che ha fatto l’informatore e dell’ispettrice del lavoro e lancia un appello per un presidio davanti al Palazzo di Giustizia de Chambéry mercoledì 14 settembre dalle 12 in poi.

Parigi, 6 settembre 2016