Brexit: comunicato dell’Union Syndicale Solidaires

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Pubblichiamo la traduzione del comunicato della commissione economica dell’Union Syndicale Solidaires, sindacato membro della Rete Europea dei Sindacati Alternativi e di Base e della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta. Networks ai quali appartiene anche Sial Cobas.

Commissione economica Solidaires

Brexit: e quindi?

Traduzione a cura di Sial Cobas

Ancora una volta un popolo consultato direttamente attraverso un referendum ha deciso di dire NO all’Unione Europea. Dopo i danesi, i francesi, gli irlandesi, gli olandesi sono dunque i britannici a dire NO. Ma questo voto presenta un risvolto inedito: per la prima volta un popolo decide di lasciare definitivamente l’Unione Europea.

La portata di questo voto è essenzialmente d’ordine economico e sociale. I primi risultati del voto indicano che sono le regioni popolari del paese che hanno votato per il “leave”: il Nord Est, il Midlands e il Galles. Questo voto ha ricordato a tutti che il Regno Unito non è solo il paese della finanza e della City, ma è anche un paese di de-industrializzazione, di forti disuguaglianze e di declassamento sociale.

Un paese nel quale le classi popolari devono far fronte ad un futuro senza prospettive, all’interno di un’economia globalizzata presentata come inevitabile.

Attraverso il loro voto, in regioni tradizionalmente considerate bastioni della sinistra e della classe operaia, gli elettori inglesi hanno respinto un sistema politico che non propone loro nient’altro che esclusione ed impoverimento. Naturalmente, l’Unione Europea non è l’unica responsabile di questo degrado sociale.

I governi britannici, dopo Margaret Thatcher, sono stati la punta di diamante delle politiche ultra liberali e di frattura sociale. Ma oltre a questo, essi sono riusciti a imporre queste misure distruttrici al cuore stesso dell’Unione Europea.

Quando sono stati al potere i laburisti (Tony Blair, Gordon Brown) hanno addirittura acuito le politiche neo liberiste, impedendo così qualsiasi forma di alternativa attraverso il classico gioco elettorale. Certo, la campagna elettorale si è giocata in gran parte sulle paure più nauseabonde, manipolate soprattutto dagli ultra nazionalisti, che non hanno esitato a utilizzare il timore dell’immigrazione di massa, anche se il regno Unito non fa parte dello spazio Schengen. Tuttavia, questo non deve esonerare l’UE da un radicale esame critico. Da un punto di vista economico, il mercato unico, senza alcuna armonizzazione sociale, né fiscale, è diventato una vasta area di dumping, creando una concorrenza generalizzata tra tutti i lavoratori europei, distruggendo le politiche sociali nazionali, favorendo la frode e l’evasione fiscale.

La crisi economica che non è mai veramente finita dal 2008, generata dal liberismo sfrenato, non ha ricevuto come risposta dall’Unione Europea nient’altro che un inasprimento delle sue politiche austeritarie. Fino all’annientamento del popolo greco.

Infine, l’”Europa sociale” o l’armonizzazione fiscale appaiono sempre più come dei miraggi, dei bei sogni che non si concretizzeranno mai.

logo_solidaires_grandL’Union Syndicale Solidaires ritiene che occorre finirla il più rapidamente possibile con questa Europa dei trattati di austerità, del libero scambio come principio fondamentale dell’organizzazione dell’economia, questa Europa complice della finanza e che ignora la volontà dei popoli, come in Grecia, quando scelgono democraticamente altri orientamenti economici e sociali. Questa Europa, infine, che attraverso l’applicazione di queste politiche è diventata la maggiore responsabile della crescita delle estreme destre che prosperano dappertutto sul suo territorio.

L’Union Syndicale Solidaires intende continuare la lotta per la costruzione di un nuovo quadro di cooperazione tra i lavoratori/trici europei che ponga nuovamente al centro dei suoi obiettivi il benessere, la riduzione delle disuguaglianze e lo sviluppo dei servizi pubblici. Che l’Europa ridivenga uno spazio di rispetto delle scelte democratiche e non più una macchina per produrre austerità senza fine.

Questa lotta deve ora essere portata avanti con urgenza e il sindacalismo di trasformazione sociale deve fare la sua parte. Per un sindacalismo di trasformazione sociale la difesa immediata dei lavoratori non può significare l’abbandono della storica lotta per il superamento della condizione salariale.

Parigi, 29 giugno 2016