Messico: la polizia uccide 8 insegnanti in sciopero contro la Riforma dell’Educazione

messico morti 8Da Telesur. Traduzione a cura di Sial Cobas

Il governo messicano ha dato seguito alla minaccia di usare la forza contro gli insegnanti in sciopero per il ritiro della Riforma dell’Educazione.

La polizia messicana ha attaccato gli insegnanti in sciopero contro la riforma dell’educazione di stampo liberista nello stato meridionale di Oaxaca, uccidendo almeno 8 persone e lasciandone decine d’altre ferite.

La polizia stava cercando di sgomberare gli insegnanti da una barricata sulla  Oaxaca-Puebla highway, nellamessico morti 3municipalità di  Nochixtlan, quando sono partiti dei colpi di arma da fuoco, degenerando poi in violenti scontri che sono durati circa 4 ore. Gli insegnanti del sindacato conflittuale CNTE, conosciuto anche come “Section 22”, aveva costruito questa barricata nel corso della protesta contro la Riforma dell’Educazione voluta dal Presidente  Enrique Peña Nieto e contro gli arresti di numerosi leader sindacali di settimana scorsa.

messico morti 2In una conferenza stampa dalla capitale messicana, un portavoce del sindacato ha comunicato l’identità di due persone uccise: Andres Aguilar Sanabria, 23 anni e Santiago Jimenez Aylin, di 28, entrambi insegnanti in tirocinio. Ha poi parlato di un terzo decesso, ma senza dare ulteriori dettagli.

Il portavoce ha accusato le forze di polizia impegnate nello sgombero di essere responsabili delle tre morti, parlando di “attacco” della polizia e ha spronato il governo a impegnarsi ad aprire un dialogo con gli insegnanti in sciopero.

Il bilancio dei morti è successivamente salito fino ad 8, secondo conferme della questura di Oaxaca. La CNTE parla di 12 morti.

Protesters from the National Coordination of Education Workers (CNTE) teachers’ union clash with riot police officers during a protest against President Enrique Pena Nieto's education reform, in the town of Nochixtlan, northwest of the state capital, Oaxaca City, Mexico June 19, 2016. REUTERS/Jorge Luis Plata

Protesters from the National Coordination of Education Workers (CNTE) teachers’ union clash with riot police officers during a protest against President Enrique Pena Nieto’s education reform, in the town of Nochixtlan, northwest of the state capital, Oaxaca City, Mexico June 19, 2016. REUTERS/Jorge Luis Plata

Il giornalista investigativo messicano Sanjuana Martinez  ha definito la repressione governativa una vera e propria “caccia” per eliminare i dissidenti che si oppongono alla riforma dell’educazione.

Secondo la polizia gli arresti sono stati 21.

Sui social media si è diffusa la denuncia del fatto che decine di feriti sono stati lasciati senza cure mediche dopo che la polizia ha messo sotto sequestro l’ospedale di Nochixtlan, permettendo il ricovero solo dei poliziotti feriti. I manifestanti feriti sono stati assistiti dentro una chiesa nelle vicinanze.

Altri scontri tra i manifestanti e la polizia si sono verificati nella città portuale di Salina Cruz, anch’essa nello stato di Oaxaca, dove un altro gruppo di insegnanti stava bloccando una strada che unisce lo stato con il suo vicino sulla costa del Pacifico.

Anche in questo caso, la stampa locale riporta decine di manifestanti feriti e decine di arresti, anche se le autorità non hanno rilasciato alcuna comunicazione.

Renato Sales Heredia, commissario alla sicurezza nazionale, aveva avvertito settimana scorsa che la polizia sarebbe ricorsa all’uso della forza per reprimere le mobilitazioni degli insegnanti in sciopero e dei loro simpatizzanti.

Heredia ha affermato che un “uso moderato della forza” sarebbe stato usato per spazzare via questo tipo di proteste, ma solo come ultima possibilità.

In Messico il blocco delle principali arterie stradali o gli accampamenti davanti alle sedi del governo sono forme comuni di protesta. Prima di domenica scorsa centinaia di professori, religiosi, cittadini, studenti, organizzazioni per i diritti umani in giro per il mondo avevano firmato un documento che condannava la brutale repressione da parte del governo contro gli insegnanti che chiedono il ritiro della Riforma dell’Educazione del Presidente Enrique Peña Nieto. Peña Nieto ha presentato una riforma dell’educazione nel 2013 come parte di un pacchetto di 11 riforme neoliberiste varate nei primi 20 mesi del suo mandato. La legge controversa impone la valutazione degli insegnanti con l’obiettivo di determinare chi sarà scelto per occupare i posti aperti nel sistema nazionale della scuola pubblica. Gli oppositori sostengono che queste valutazioni servono soltanto a giustificare licenziamenti di massa e che non serve per valutare le effettive capacità di un insegnante, a cominciare dalle conoscenze e dal comportamento che servono per insegnare nelle aree rurali e nelle comunità indigene.