Rinnovo del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici: devono decidere i lavoratori!

ccnl decidiamo noiContratto metalmeccanici la situazione è complicata.

In molti hanno proposte diverse ma nessuno chiama i lavoratori a decidere.

La Confindustria propone un nuovo modello contrattuale in sostituzione degli attuali. E come al solito taglia proponendo un solo livello contrattuale con salario incerto.

I vertici di Cgil propongono la codeterminazione come la Germania; quelli di Cisl e Uil sono disponibili al modello Confindustria, ma vogliono anche fare i contratti.

Fim-Cisl e Uilm Uil hanno presentato una loro piattaforma e la fanno discutere ai loro iscritti. Fiom-Cgil ha una proposta diversa e farà un giro di assemblee (separate) per poi presentare a ottobre la piattaforma. Nel frattempo il segretario generale Landini respinge il modello di Confindustria e lancia i rinnovi contrattuali annuali: ma non basta cambiare la cadenza dei rinnovi per cambiare la qualità dei risultati per i lavoratori! Fim-Cisl e Uilm-Uil insieme alla Federmeccanica si sono dati regole per i rinnovi che ora il padronato non vorrebbe rispettare.

Quel che conta è che, dopo aver abolito la scala mobile nel 1993, con i rinnovi quadriennali sulla base dell’inflazione programmata i salari hanno perso potere reale e i lavoratori sono più poveri. Con l’introduzione dei contratti separati e dell’indice IPCA la situazione non è migliorata. Ora che l’inflazione è bassa e i salari hanno perso ancora ci vengono a dire che c’è la crisi e che si potrebbe fare degli aumenti solo se le cose migliorano.

I profitti però sono aumentati con l’aumento dei ritmi, con le delocalizzazioni e le esternalizzazioni.

Per recuperare i livelli del Pil precedenti al 2008 ci vorranno vent’anni dicono, mentre non c’è nessuna speranza che l’occupazione risalga senza interventi drastici sulla riduzione dell’orario di lavoro.

La disoccupazione è al 12% circa mentre quella dei giovani è oltre il 40%. La cassa integrazione è di circa un miliardo di ore che diviso 1.600 ore annue equivale a oltre mezzo milione di lavoratori che potrebbero in gran parte diventare disoccupati nel prossimo periodo. All’incontro con le tre organizzazioni sindacali per fare il punto del settore sì è capito che sono stati persi 250.000 posti di lavoro nelle aziende metalmeccaniche.

Occorre cambiare!

Il SIAL-Cobas ritiene necessario che tutti i lavoratori tornino a decidere sulle richieste da fare nel contratto nazionale. Ai tempi di internet la possibilità di verificare le volontà dei lavoratori sono moltiplicate rispetto ai momenti in cui si decideva in assemblea.

Mentre invece per decidere una delle cose più importanti come il contratto nazionale in un modo o nell’altro ci troviamo una frittata già fatta e presentata al padronato (Fim e Uilm) e un’altra (quella Fiom) verrà sottoposta a referendum, ma comunque è già preconfezionata.

I lavoratori non vengono coinvolti a decidere tra le diverse proposte.

Noi invece nelle aziende dove siamo e in rapporto con chi vorrà cercheremo di proporre una verifica delle reali volontà dei lavoratori nelle assemblee retribuite e non, anche attraverso un sondaggio.

I temi da discutere non mancano: aumenti salariali veri e non evanescenti o incerti come quelli legati ai risultati; una riduzione dell’Irpef per tutti i lavoratori – invece di detassare erogazioni incerte e variabili o gli aumenti contrattuali; la riduzione dell’orario, un piano di investimenti per migliorare ambiente, salute e il dissesto idrogeologico (bonifiche, ecc); la riduzione dello stress e dei ritmi superando il sistema ergo-uas; il miglioramento della qualità del cibo nelle mense e nella ristorazione collettiva. Una verifica su fondi pensione e sanità integrativa o sanità pubblica. Un miglioramento delle condizioni femminili anche attraverso il superamento delle differenze economiche esistenti.

Su questo e su altro dovrebbero esprimersi i lavoratori. Noi per quel che possiamo lo faremo. Costruire le condizioni per un buon contratto passa anche dal non delegare a chi decide sopra la testa dei lavoratori.

Lì, settembre 2015

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